Dopo aver insegnato per dieci anni nel Liceo e Scuola Magistrale delle Domenicane a Speyer, nel 1932 (41 anni) Edith Stein diventa professoressa all’Istituto Superiore di Pedagogia Scientifica a Monaco. Ma il suo incarico di docente viene bruscamente interrotto nel febbraio 1933 a causa dei provvedimenti antisemiti del Terzo Reich: Hitler, salito al potere come cancelliere, impone l’allontanamento degli ebrei da ogni pubblico impiego. La Storia, col volto brutale dell’odio razziale, entra in modo violento nella vita di Edith che, essendo di origini ebraiche, non può più proseguire con l’insegnamento. Riceve un’offerta di lavoro dal Sud America, ma declina la proposta. Edith comprende che ormai nulla più la trattiene dal realizzare il suo grande desiderio: quello di diventare suora carmelitana. La prova più grande per lei è dirlo a sua madre, che aveva già tanto sofferto per la conversione al cristianesimo della sua figlia amata. Il saluto tra le due donne prima dell’entrata al Carmelo è straziante. Ma Edith sente che la sua strada ora è quella: Dio la sta chiamando a donare la sua vita a Lui in modo completo, per sempre.

Ci chiediamo perché Edith decida di entrare proprio nell’ordine carmelitano, la cui spiritualità contemplativa trova il suo fondamento biblico nelle parole del profeta Elia: “Vive il Signore alla cui Presenza io sempre sto” (1Re 18,1). Ossia, la contemplazione intesa come “restare sempre alla Presenza del Signore”, avendo come modello Maria, tempio e dimora di Dio. Nella conversione di Edith, ha un ruolo determinante la figura di Santa Teresa di Gesù che, insieme a San Giovanni della Croce, alla fine del 1500, aveva attuato una profonda riforma dell’ordine carmelitano. Prima di loro, si credeva che pregare – nella contemplazione – volesse dire raggiungere un livello alto, astraendo dal mondo, come per raggiungere un’altra dimensione, staccata dalla realtà. Invece, Teresa di Gesù insegna alle sue monache che contemplare significa incontrare lo sguardo di Cristo, per portare il Suo Sguardo. La preghiera diventa così un incontro di sguardi, che alimenta la vita. È riconoscere che Dio va messo non al “primo” posto, ma all’”unico” posto, rinunciando ad ogni attaccamento, ad ogni altro amore, per ricevere tutto nuovamente dalle sue mani, per amare tutto e tutti in Lui: “Attirami a Te, e noi correremo” (Ct 1,4). È lo sguardo di Dio che cambia la vita, alla scoperta dell’”umano autentico”, quello pienamente docile alla Sua grazia, e capace di vedere con i Suoi occhi gli altri, la realtà, l’umanità, il mondo. Il modo di amare di Dio diventa così il nostro modo di amare.

Da tutto questo fu attratta Edith, che nel luglio 1933 entra nel Carmelo di Colonia. Prende il nome di Teresa Benedetta della Croce. Ogni venerdì scrive alla madre, senza ricevere risposta, se non indirettamente, attraverso le sorelle. Il 14 settembre 1936, festa dell’Esaltazione della Santa Croce - l’Espiazione cristiana - proprio nel giorno in cui le carmelitane rinnovano i loro voti, la madre di Edith muore. È questa una delle tante “coincidenze” - che forse non sono tali - che Edith sperimenta nella sua vita. Come quella di essere nata nel giorno che per il calendario ebraico è la festa dell’Espiazione, che ricorda quando il sacerdote nel tempio offriva il sacrificio per il popolo.

Nell’aprile del 1938 (47 anni) Edith emette la sua Professione perpetua. Qualche giorno dopo, muore a Friburgo il suo maestro, Edmund Husserl. Le ultime parole del filosofo sono di abbandono in Dio, in una pace profonda che egli, proprio sul letto di morte, riesce finalmente a trovare in Lui.

In quell’anno si accentuano le leggi razziali e l’odio verso gli Ebrei. Nel novembre 1938, nella “notte dei cristalli”, vengono date alle fiamme le sinagoghe, profanati i cimiteri ebraici, usate violenze di ogni tipo agli ebrei, rotte le vetrine dei loro negozi. Temendo il peggio anche per Edith, i suoi Superiori decidono di trasferirla presso un altro monastero, a Echt, in Olanda, paese allora ancora neutrale. Poco dopo la raggiunge anche la sorella Rosa, convertitasi al cattolicesimo. Ma Edith sente sempre più fortemente che verrà chiamata ad offrire a Dio la sua vita per il suo popolo, unendo il suo sacrificio al Sacrificio eterno di Cristo.

(continua)