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Dal 1917 al 1921 (26-29 anni), Edith attraversa un periodo difficile, di crisi e di travaglio interiore, e deve affrontare anche alcuni problemi di salute. Pur sentendo il bisogno di Dio, non riesce ad abbandonarsi a Lui e al suoAmore. Nell’estate del 1921 è ospite per le vacanze presso una coppia di amici filosofi, convertiti al protestantesimo. Una sera i due sposi si assentano e lasciano la loro biblioteca a disposizione di Edith. Per caso, tra le sue mani capita l’autobiografia di Santa Teresa d’Avila, grande Santa e dottore della Chiesa che insieme a San Giovanni della Croce riformarono l’ordine Carmelitano. Legge in una sola notte tutta l’autobiografia e, alla fine, confessa a se stessa: “Questa è la Verità!”. Ecco dove l’hanno portata la sua lunga ricerca e le sue tante domande: a scoprire che la Verità non è un ragionamento, ma è l’incontro con Cristo Crocifisso e Risorto, che ama ciascuno di un amore talmente smisurato da donare la sua vita sulla croce, per ogni uomo e per ogni donna, affinché ognuno possa a sua volta essere dono per gli altri. Edith comprende che questo incontro non avviene “in astratto”, ma nel vissuto di Gesù che si unisce al nostro vissuto, come è avvenuto per tutti quei suoi amici convertiti al cristianesimo, che per Edith, sono stati i primi testimoni della Verità. Così, nella preghiera che diventa vita vissuta e nel vivere la propria umanità guardando a Cristo (come avviene nell’esperienza di Santa Teresa di Gesù) Edith scopre un’umanità trasfigurata dall’incontro con Colui che è Via, Verità e Vita, e decide che, d’ora in avanti, quella sarà anche la sua vita. E sceglie di farlo nel cattolicesimo, amando la Chiesa nata dalla passione di Cristo, passione che si rinnova in ogni Santa Messa nel sacrificio dell’Eucaristia.
La ricerca della Verità non è qualcosa che riguarda solo i santi, o i filosofi, ma entra nella vita di ciascuno di noi: “Che cosa è “vero” nella mia vita? Chi è per me la Verità? Che senso ha la mia vita?”. Siamo chiamati a non nascondere le nostre domande, ma a cercare sempre una risposta attraverso la Parola di Vita, e attraverso anche il vissuto dei Santi che ci aiutano a scoprire come vivere concretamente la parola così che la nostra umanità sia piena, profonda, consapevole.

Dopo la conversione, Edith comprende che è solo nel Battesimo che potrà incontrare la Verità che finalmente ha trovato, attingendo alla Sorgente dell’Amore con cui desidera riempire d’ora in avanti la sua vita. Assiste allora alla sua prima Santa Messa e, al termine, va dal sacerdote in sacrestia a chiedergli di poter ricevere il Battesimo e lui, interrogandola, scopre che non vi è nessuna verità della fede su cui non sia istruita (ha infatti studiato d sé tutta la dottrina cattolica). Edith viene battezzata nel capodanno del 1922 (30 anni) e aggiunge al suo nome quello di “Teresa”. Lo stesso giorno riceve anche la prima Comunione. Edith si sente attratta dalla vita monastica, e vorrebbe entrare subito nel monastero carmelitano di Colonia, ma non vuole dare un altro dolore alla madre, già profondamente colpita dalla conversione, che non comprende, della sua figlia amata. Inoltre, il suo direttore spirituale la invita a non ritirarsi in convento, e a continuare a svolgere attività di insegnamento e di ricerca, offrendo anche in quel campo la sua testimonianza. Ma la sua vita, rispetto a prima, è completamente cambiata. Sebbene sia sempre molto occupata, riserva un posto centrale alla preghiera, e nei suoi scritti ricorda l’importanza di dedicare al mattino, no-nostante le tante cose da fare, un momento alla preghiera e al raccoglimento, così da avere la forza per affrontare la giornata e dilatare il cuore ad accogliere la vita che Gesù desidera donarci, per riuscire ad accogliere gli altri. Capisce la necessità di “vivere eucaristicamente”, uscendo dalla limitazione della pro-pria vita per trapiantarsi nell’immensità della vita di Cristo: ecco la Verità del proprio vissuto quotidiano che si unisce al vissuto di Cristo per esserne trasfigurato.

(continua)