DONO DELLA E ALLA COMUNITÀ

di don Angelo, parroco

Dopo 50 anni dal suo ampliamento (1963-2013) la nostra Chiesa viene impreziosita dalle vetrate artistiche, dono della e alla comunità cristiana di Gazzada.

All'inizio del mio nono anno di Ministero come Parroco queste opere d'arte, realizzate dal Laboratorio Santhomè e pensate dall'artista Franco Bianchetti inscrivono nella gloriosa storia di questa Chiesa locale un punto di onore.

Onore non solo perché la Commissione Parrocchiale ha lavorato bene - ai membri il mio personale e vostro grazie sincero - o perché don Angelo ha portato a termine un desiderio custodito nel cuore di molti, ma perché ancora una volta abbiamo reso gloria all'AMORE CROCIFISSO di Gesù, che tutti attrae e tutti vuole salvare.

Questa particolare lavorazione del vetro soffiato attraverso un progetto di simboli, immagini e colori traduce non solo la genialità dell'artista, stimolata dalla Liturgia della Esaltazione della Croce, cui siamo legati noi gazzadesi, ma ancor più racconta la Rivelazione del Dio Cristiano: il nostro è il Dio che ama fino alla fine e vuole dare a tutti la vita!

In ogni vetrata c'è infatti un PUNTO ROSSO, simbolo dell'amore crocifisso che abbraccia tutta la storia dall'Antico al Nuovo Testamento e che apre alla speranza ogni storia dell'uomo di sempre, noi compresi, perché questo amore con l'incarnazione di Gesù è diventato seme fecondo di vita. Niente e nessuno lo può fermare: irrompe nel presente, squarcia gli inferi e rende sempre verde e rigoglioso l'albero della vita.

Nel giorno della nostra Festa Patronale il Cardinale Dionigi Tettamanzi le benedice e noi con lui le guardiamo, lasciando libertà allo Spirito di suscitare in noi quello stupore che apre alla contemplazione e alla preghiera.

 

 

VOLGERANNO LO SGUARDO A COLUI CHE HANNO TRAFITTO (GV 19, 37)

di don Romano Martinelli

Contempliamo quello che è il Mistero centrale della nostra fede. Al centro della Storia e della nostra vita, una realtà fatta di legami ed affetti, di circostanze ed incontri, non sta la croce delle nostre sofferenze, non sta l'oggetto-croce, ma la Croce di Gesù. Secondo l'evangelo di Giovanni la Croce è l'Amore che è venuto a dare la Vita in abbondanza. Il Crocefisso, sollevato da terra, cioè 'Impalato', attira tutto a sé (Gv 12, 32), e quando sembra un uomo finito, effonde dal fianco trafitto, acqua, sangue e Spirito. (Gv 1, 33; 7, 37 - 39; I Gv 5, 6). Dunque al centro della Storia, della fede e della vita sta l'Uomo (Gv 19,5). Questo la Chiesa crede, celebra nella sua preghiera, vive nella sua esistenza.

Al centro sta un Corpo trafitto, quello di un uomo di nome Gesù, l'unica rivelazione di Dio svelata al mondo dal Padre. Dunque non stiamo davanti alla croce ma a un Cuore trafitto, sorgente della Vita, dell'Amore Trinitario, che sgorga dal nuovo Tempio (Ez 47, 1 ss). Ci dissetiamo nella contemplazione, nella Parola e nei sacramenti.

La lancia, dal braccio di Longino
è andata oltre il cuore di Cristo.
Ha trafitto Dio, è trapassata
fino al cuore stesso della Trinità 
(Paul Claudel).

C'è anche una contemplazione artistica davanti alle vetrate. La vetrata è come un 'testo' che vuol raccontare il Mistero cristiano, rendere presente il mondo di Dio. (Testo significa un tessuto: un libro, una tela, un arazzo, una vetrata appunto!)

Anche la vetrata è un tessuto, come un racconto 'intessuto' di simboli, immagini, colori. È fatto di Luce, che è la vita della vetrata e attraverso di essa vuole raccontare il nostro Credo. Si fa memoria del passato, si contempla l'azione di Dio nel presente, si sogna il futuro.

Abbiamo davanti agli occhi le nuove vetrate della Chiesa dedicata alla S. Croce: esse sono una narrazione. Ci nutrono dall'Antico e nuovo Testamento, vogliono esprimere il Trascendente, rendendo presente nelle forme e nei colori la prima e la nuova Alleanza, cioè il mondo di Dio. La luce guida il racconto con simboli, linee, immagini secondo stilemi tipici dell'arte delle vetrate.

Timothy Verdon, un maestro che da Firenze guida raffinati percorsi e offre lezioni straordinarie sulla bellezza, chiama l'arte, ogni forma di arte, il 'Vangelo visivo'Come dire che la vetrata è luogo di una sorta di 'iniziazione' alla Bellezza, una via pulchritudinis aperta all'esperienza di Dio.

Ma l'interpretazione delle vetrate è opera delicata perché si rischia di... rovinarne il gusto trasformandola in una sterile e noiosa didattica. Accade quando davanti ai racconti, cioè davanti alle vetrate, si vuole spiegare tutto (il deserto, il serpente di bronzo, l'acqua, l'esodo, il bastone, l'albero, la menorah, il passaggio del Mar Rosso, il presepe e altro) senza educare ciascuno allo stupore. Gustare il mistero, nella contemplazione estetica e più in profondità in quella 'Spirituale' è operazione complessa. Si vive con lo stupore, atteggiamento insieme dell'uomo e del credente. Non è solo una spiegazione, un'operazione didattica ma educazione al Mistero, apertura al Mistero, che è verità e bellezza.

Un artista oggi molto apprezzato parlando della pittura afferma:

"Cercate di capire l'ultima parola di ciò che dicono nei loro capolavori
i grandi artisti, i veri maestri: ci sarà Dio là dentro" 
(Van Gogh).

Ultimamente, attraverso la lettura delle Icone, attraverso itinerari-modello accostati In città d'arte (Venezia, Firenze, Siena, Arezzo, Parma...) o nei percorsi della memoria ho colto un grande interesse ed un certo frutto in quanti cercano un'esperienza spirituale attraverso la contemplazione dell'arte.

Li chiamano percorsi di arte e fede.

Sembra quasi che al di là dì un certo 'turismo religioso', rispettabile, in qualche modo esista una domanda non solo di 'fare memoria' dei fatti della fede, ma che il nesso Arte e fede,catechesi e fede, aiuti la stessa concretezza dell'esperienza di Dio.

Questi cammini e proposte devono diventare più popolari, meno di élite, senza scadere in un facile consumismo, che non genera nulla in chi fa queste esperienze.

Ringraziamo nella festa della S. Croce quanti ci hanno offerto questa possibilità.

 

LE VETRATE

1 1

La Risurrezione e la discesa agli Inferi
(Prima Lettera di Pietro 3,17-20)

La luce fende un duro spazio d'ombra, è il gesto finale, il compimento della vicenda di Dio sulla terra, che significa la totale ed eterna liberazione.

"E io quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me"
(Giovanni 12,32)
Ovvero l'Amore Crocifisso 'innalzato'.

La presenza della Croce, leggermente obliqua e della luce che irraggia al centro, formano uno spazio circolare che evoca l'atto dell'innalzamento, luogo che abbraccia e accoglie.

 2
3  

"...Uno dei soldati con una lancia, gli colpì il fianco 
e, subito, ne uscì sangue e acqua" (Giovanni 19,32).

Il torso del Cristo è attraversata da tre raggi luminosi (è evidente il simbolo trinitario). In alto il rosso testimonia il sacrificio, dramma che dipana ogni tenebra.

 

L'incarnazione: il bambino modellato come un piccolo Crocifisso.
La Mangiatoia che allude alla Croce.
(Vedi lo 'sprofondo' dell'Inno in Filippesi 2).

Dall'alto la luce squarcia uno spazio connotato da colori terragni, lo Spirito, attraverso il bambino si cala nella storia umana e la trasforma liberandola dal peccato.

 4
1bis  

L'albero della vita fiorito
(Genesi 2,8).

E' evidente il richiamo all'albero come simbolo di vita, vita gioiosamente proliferante, immersa nella luce. L'Antico Testamento è indicato dalla forma dell'amenorà, il rosso al centro è l'amore di Dio che dà origine a tutto.

 

"Fatti un serpente di bronzo e mettilo sopra un'asta"
(Numeri 21,8-9).

Ogni commento è forse superfluo, anche qui il gesto, l'azione compiuti nella più totale fiducia allontana ogni minaccia, ogni male.

2 bis
 3 bis  

"Prendi in mano il bastone con cui hai percosso il Nilo..."
tu batterai sulla roccia e ne uscirà acqua e il popolo berrà"
(Esodo 17,5. Vedi anche Numeri 20,21).

Dal bastone e attraverso la fede, si espande la sinuosa liquidità, l'acqua elemento e simbolo di vita fluisce, vivifica e feconda, contrapponendosi all'orizzontale rigidità del deserto.

 

"Tu intanto alza il bastone, stendi la mano sul mare e dividilo,
perché gli Israeliti entrino nel mare" (Esodo 14,16.21).

Il vuoto e arido deserto è tagliato dal ondoso mare, la luce verticale scaturita in virtù della fede attraversa il mare, nelle linee spezzate è evocato il dramma, il travaglio dell'esodo.

 4 bis

dscn9184 La presenza della Croce è intrecciata, si confonde quasi, con l'irraggiamento luminoso, che prende una forma circolare, una forza espansiva che determina uno spazio sacro, uno spazio di accoglienza.